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IL SANGIOVESE

Sangiovese: eleganza e carattere italiano

Tabella dei Contenuti

Sangiovese uva

Le origini del nome "Sangiovese"

Le origini di un vitigno sono tanto più lontane nel tempo e misteriose per i luoghi, quanto più numerosi sono i suoi sinonimi.
Pochi vitigni hanno tanti nomi quanti ne ha il Sangiovese e non per le camaleontiche manifestazioni morfologiche del suo grappolo utilizzate per individuare il vitigno (piccolo, grosso, doppio, prugnolo, dal cannello, dolce, forte ecc.), ma anche per le sue origini geografiche (Brunello, Prugnolo gentile, Morellino, Calabrese, Chiantigiano, di Romagna e Romano) e per le vernacolizzazioni legate ai luoghi di coltivazione (Sangineto, Sangiogheto, Sanzoveto, Sanvicetro).

Le sue oscure origini, contese dai romagnoli e dai toscani, conferiscono al vitigno un’aura mitica che riporta, attraverso il suo nome, al sangue e ai suoi simboli, quali il sacrificio alla divinità: sangiovese ossia sangue di Giove (sanguis Jovis). Altre fonti toscane e corse sostengono invece l’origine da sangiovannese (San Giovanni) per il suo germogliamento ed epoca di maturazione abbastanza precoci.

La semantica del nome potrebbe essere anche legata al termine jugum, giogo, di origine romagnola (sanzves), riferendosi alla somminità di un monte o al termine francesce jouellè (filare di vite) o jouelle (stanga che collega due viti) derivato dal latino jugalis o jugum, forma di allevamento dalla quale si è evoluta la pergola che può rappresentare un sostrato pertinente in analogia a quanto avviene per le Schiave, dove il nome del vitigno identifica le sue modalità di allevamento.

Originali sono anche le implicazioni tra lingua etrusca e i significati della parola sangiovese. Infatti un testo etrusco, il Liber Linteus, una sorta di calendario scritto sulle bende che avvolgevano una mummia egiziana del I secolo d.C., accanto alla parola vinum, si trova la parola s’sntist’celi che potrebbe essere un tipo di vino e che ha un’assonanza con il termine sangiovese.

Questa attribuzione del vitigno alla cultura etrusca, fatta in passato da più autori è stata recentemente messa in discussione dalle implicazioni di un suo sinonimo, il Calabrese, che ha aperto nuove prospettive nella ricerca delle sue origini più lontane. Dall’analisi del DNA infatti si è scoperto che il Sangiovese ha un genitore che si chiama Ciliegiolo, forse di origine spagnola, e un altro che si chiama Calabrese di Montenuovo, per la sua provenienza da una località della Campania dove una famiglia di calabresi di origine albanese aveva piantato un vigneto con viti provenienti appunto dal loro paese di origine.

Il Sangiovese tra Romagna e Toscana

Sangiovese

C’è un legame storico fra Romagna e Sangiovese, antico almeno quanto quello che c’è in Toscana, con la differenza che mentre i vini toscani a base di Sangiovese si chiamano Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano, Morellino di Scansano, in Romagna si chiamano Sangiovese.

In Toscana, a Sud degli Appennini, è prevalso l’uso di apporre ai vini il nome del luogo di produzione. Il Sangiovese Toscano quindi è noto come Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano e Morellino di Scansano

In Romagna, a Nord degli Appennini, è il nome del vitigno a definire i vini. Il Sangiovese viene quindi chiamato Sangiovese di Romagna.

Il vitigno sangiovese è il più diffuso e il più coltivato in Italia con oltre 70.000 ettari dei quali il 10% in Romagna.

Bastano a volte poche centinaia di metri e il vino cambia personalità, concorrono vari elementi: il terreno, il clima l’esposizione al sole ed è la localizzazione specifica di un vigneto che fa la differenza.

Nella sua espansione in Romagna da una parte e in Toscana dall’altra, il Sangiovese si è via via diversificato in funzione del differente terroir e delle diverse modalità di coltivazione e vinificazione.

Anche se accomunate dagli Appennini, Romagna e Toscana presentano due diverse composizioni del suolo, questo fa la differenza nella composizione aromatica del Sangiovese.

Anche il clima ha il suo peso: la catena degli Appennini fa sì che in Romagna prevalga un clima continentale, mentre la Toscana è influenzata ad un clima più mediterraneo.

Colline romagnole > esposte a nord-est >prendono il sole del mattino

Colline toscane > guardano a sud-ovest > sole pomeridiano

Diverso è anche l’approccio enologico nelle due regioni. In Romagna il Sangiovese è stato vinificato in purezza fin dal suo apparire, mentre in Toscana, fino alla seconda metà dell’800, il Sangiovese era impiegato esclusivamente in uvaggi con altre varietà.

Accanto alla freschezza vinosa di un clone romagnolo, possiamo trovare la robusta corposità della versione toscana. Qui il Sangiovese presenta caratteristiche di grande pienezza, corposità, sapidità e intensità uniche. Chiunque porti al naso un calice di Brunello o di Nobile, non potrà non riconoscere i tipici marcatori fruttati e intensamente floreali, che si amalgamano alla perfezione nell’ampio bouquet che questi vini regalano.

Cenni storici

Le prime citazioni letterarie del vitigno risalgono solo alla fine del ‘500, dove in un trattato di agricoltura, scritto da un erudito toscano, il Soderini, si elogiano le sue doti produttive. Nell’800 si moltiplicano le citazioni e le descrizioni del vitigno, ma compaiono anche molti sinonimi che saranno causa di non poca confusione nella descrizione successiva del vitigno.

In passato veniva vinificato con altre varietà (per esempio Chianti) sia a frutto bianco (Trebbiamo, Malvasia) che rosse (Canaiolo, Colorini, Mammolo, Malvasia Nera) per attenuarne il tannino spesso aggressivo, per evitare le note aranciate del vino invecchiato e per apportare una note aromatica primaria.

Il Sangiovese Romagnolo

Immergiamoci nelle colline romagnole, percorriamo i sentieri di montagna che digradano verso il mare. È qui che viene coltivato il Sangiovese di Romagna, uvaggio armonico e delicato, che produce vini dallo spiccato sentore vinoso, di buona struttura ma al contempo freschi e di pronta beva.

Dal Sangiovese romagnolo si possono ottenere vini fruttati, giovani e profumati (nelle zone con altitudine più bassa), così come vini robusti, austeri, con una maggiore trama tannica e alcolicità, ma anche vini eleganti, sottili, freschi.

Questo dipende dalla composizione del suolo:

  • calore e frutto nei terreni argillosi
  • vini eleganti e sottili nei terreni marnoso-arenacei in zone più alte

Il Sangiovese Romagnolo di Cantina Mingazzini

A differenza dell’Emila, dove si prediligono vini vivaci e frizzanti, la Romagna ha un panorama enologico caratterizzato da vini fermi e più strutturati. Il vitigno a bacca rossa più coltivato è il Sangiovese, che soprattutto in alcune Riserve sta dando grandi soddisfazioni.

La Cantina Mingazzini produce tre varianti di Sangiovese: 

  • Alcjone – Romagna Sangiovese Superiore DOC
  • Tajgete – Romagna Sangiovese Superiore Riserva DOC
  • Gjove – Sangiovese Biologico Senza Solfiti Aggiunti
Alcjone fronte

Alcjone

Un vino rosso fermo, adatto ad antipasti a base di salumi arrosti di carni rosse.
Disponibile nelle annate 2020, 2021 e 2022.

Tajete fronte

Tajgete

Un vino rosso secco asciutto e armonico gradevolmente tannico e freschezza persistente. Si abbina a carne rossa, arrosti e grigliate. Ideale da meditazione.

Gjove fronte

Gjove

Un vino rosso senza solfiti aggiunti, intenso e ampio con profumo delicatamente speziato e note di vaniglia, adatto alla cacciagione e alle bistecche.

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